Cassazione penale Sez. V sentenza n. 19232 del 3 maggio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:19232PEN

Massima

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Il falso ideologico commesso mediante la non contestuale attestazione dell'autenticità di una firma apposta in calce a una procura alle liti integra il reato di cui all'art. 481 c.p., a prescindere dall'effettiva incidenza della condotta sulla funzione documentale dell'atto, in quanto ciò che rileva ai fini della configurabilità del reato è la messa in pericolo del bene della pubblica fede, ovvero il dovere del privato di attestare la verità al pubblico ufficiale in ordine a fatti rilevanti dal punto di vista giuridico destinati ad essere documentati a fini probatori nell'atto pubblico. L'innocuità del falso, pertanto, non deve essere valutata con riferimento all'uso che dell'atto falso venga fatto, ma alla sua idoneità a ledere il bene giuridico tutelato dalla norma incriminatrice.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZECCA Gaetanino - Presidente

Dott. BRUNO Paolo Antoni - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 921/2009 CORTE APPELLO di NAPOLI, del 18/05/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 15/03/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GERARDO SABEONE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Aniello Roberto, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. La Corte di Appello di Napoli, con la sentenza del 13 maggio 2011 ha confermat…

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