Cassazione penale Sez. II sentenza n. 24525 del 9 giugno 2015

ECLI:IT:CASS:2015:24525PEN

Massima

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Il pericolo di reiterazione del reato, ai fini dell'applicazione di una misura cautelare, non può essere desunto esclusivamente dalla gravità del titolo di reato o dalla consistenza storica dei reati commessi, ma richiede la sussistenza di un concreto e attuale pericolo, valutato anche in relazione alla personalità dell'imputato e alle circostanze del caso specifico. L'incensuratezza dell'indagato e l'assenza di reati commessi nel periodo successivo ai fatti contestati, unitamente all'allontanamento dei soggetti su cui faceva perno l'attività criminosa, possono essere elementi idonei a escludere il pericolo di reiterazione, anche in presenza di pregressi rapporti tra gli indagati, ove non vi siano ulteriori elementi concreti che facciano presumere il perdurare di un'attività criminosa organizzata. La valutazione del pericolo di reiterazione deve pertanto essere effettuata in modo rigoroso, senza presunzioni automatiche derivanti dalla gravità del reato, ma tenendo conto di tutti gli elementi emersi dalle indagini e della situazione concreta dell'indagato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIANDANESE Franco - Presidente

Dott. RAGO Geppino - rel. Consigliere

Dott. VERGA Giovanna - Consigliere

Dott. ALMA Marco Maria - Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA presso il Tribunale di Lecce;

avverso l'ordinanza del 13/01/2015 del Tribunale del Riesame di Lecce pronunciata nei confronti di:

(OMISSIS) nata il (OMISSIS);

Visti gli atti, l'ordinanza ed il ricorso;

udita la relazione fatta dal Consigliere dott. Geppino Rago;

udito il Procuratore Generale in persona del dott. Giulio Romano che ha concluso per il rigetto;

sentito l'avv.to (OMISSIS) che ha concluso per l&#…

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