Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 21983 del 17 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:21983PEN

Massima

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Il provvedimento cautelare personale, una volta revocato o divenuto inefficace, non determina più un interesse concreto ed attuale del ricorrente a coltivare l'impugnazione, salvo che l'interessato non deduca specificamente e motivatamente la sussistenza di un pregiudizio derivante dal mancato riconoscimento della riparazione per ingiusta detenzione, in quanto l'interesse al ricorso può sussistere solo in riferimento a tale futura utilizzazione della pronuncia favorevole. In mancanza di tale specifica deduzione, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, senza che ciò comporti la condanna del ricorrente alle spese processuali o al pagamento della sanzione in favore della cassa delle ammende, non configurandosi un'ipotesi di soccombenza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovanni - Presidente

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgi - rel. Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 12/06/2017 emessa dal Tribunale dell'Aquila;
visti gli atti, l'ordinanza impugnata e il ricorso;
udita la relazione del consigliere Dott. ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del sostituto procuratore generale Dott. ANGELILLIS Ciro, che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse;
udito l'avvocato (OMISSIS), che ha insistito per l'accoglimento del ricors…

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