Il reato di ricettazione si consuma con l'acquisto o la ricezione dei beni provenienti da delitto, mentre le successive modalità di reimpiego, salvo che non integrino la diversa ipotesi di riciclaggio, costituiscono condotte ulteriori, eventualmente autonome ipotesi di reato, come la truffa. La finalità del profitto connota la natura specifica del dolo del reato di ricettazione, ma le successive negoziazioni autonome non integrano la condotta del reato, che si è già consumato con la ricezione. Inoltre, la recidiva, quale circostanza aggravante, presuppone necessariamente una precedente condanna definitiva per un delitto non colposo, circostanza che deve sussistere al momento della commissione del nuovo reato, non essendo sufficiente che la precedente condanna sia intervenuta successivamente. Pertanto, il giudice di merito, nel determinare la pena, dovrà tenere conto dell'assenza della continuazione e della recidiva, valutando le sole attenuanti generiche riconosciute.