Cassazione penale Sez. II sentenza n. 14952 del 13 maggio 2020

ECLI:IT:CASS:2020:14952PEN

Massima

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Il possesso di beni di provenienza illecita, in assenza di una plausibile giustificazione, integra il reato di ricettazione, anche quando il possesso sia avvenuto a breve distanza temporale dalla sottrazione del bene. Il giudice di merito, nel valutare la credibilità della versione fornita dall'imputato, può legittimamente disattendere le dichiarazioni confessorie dello stesso, ove queste risultino contraddittorie o prive di riscontri oggettivi, privilegiando gli elementi di prova che depongono per la sua responsabilità a titolo di ricettazione. La qualificazione giuridica del fatto come ricettazione, anziché come furto, è pertanto corretta laddove risulti accertato il possesso ingiustificato del bene di provenienza illecita da parte dell'imputato, a prescindere dalle modalità della sottrazione iniziale. Inoltre, il possesso di più beni di analoga provenienza illecita costituisce un ulteriore elemento a sostegno della ricostruzione del fatto come ricettazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VERGA Giovanna - Presidente

Dott. DI PAOLA Sergio - Consigliere

Dott. DE SANTIS ((omissis)) - Consigliere

Dott. SGADARI Giuseppe - est. Consigliere

Dott. ARIOLLI Giovanni - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato in (OMISSIS);
avverso la sentenza del 28/11/2018 della Corte di Appello di Milano;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione della causa svolta dal Consigliere Dott. SGADARI Giuseppe;
udito il Pubblico Ministero, nella persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. TOCCI Stefano, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di …

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