Il diniego di concessione edilizia in sanatoria è illegittimo quando la motivazione è generica e stereotipata, limitandosi a mera affermazione che il manufatto costituisce volume non giustificato, senza alcun riferimento alla relazione tecnica e alla documentazione depositata dal richiedente, né all'indicazione della norma di piano applicata. In tali casi, il principio di diritto è che l'amministrazione è tenuta a fornire una motivazione puntuale e analitica, che consenta al destinatario di comprendere le ragioni del provvedimento e al giudice di esercitare il proprio sindacato. La genericità e la mancanza di riferimenti specifici alla fattispecie concreta integrano un difetto di motivazione, che comporta l'annullamento del diniego. Inoltre, in assenza di costituzione in giudizio della parte intimata e di acquisizione di ulteriori elementi istruttori, trova applicazione il principio di cui all'art. 64, comma 4, del codice del processo amministrativo, secondo cui il giudice può fondare la propria decisione sulle allegazioni della parte ricorrente. Pertanto, il principio di diritto che emerge dalla sentenza è che il diniego di concessione edilizia in sanatoria deve essere adeguatamente motivato, con riferimento puntuale alla normativa urbanistica applicabile e alla documentazione prodotta dal richiedente, al fine di consentire il pieno esercizio del diritto di difesa e del sindacato giurisdizionale.