Il Sindaco, quale autorità sanitaria locale, può adottare un'ordinanza contingibile e urgente di chiusura di uno stabilimento per gravi carenze igienico-sanitarie, a tutela dell'ambiente, dell'uomo e del benessere degli animali ivi allevati, ai sensi dell'art. 50, comma 5, del d.lgs. n. 267/2000. Tale provvedimento, adottato sulla base di una relazione ispettiva che evidenzi la mancanza di accorgimenti necessari per la corretta attività in essere, è legittimo anche se non richiama espressamente la specifica norma attributiva del potere, purché sia chiara la qualificazione giuridica di ordinanza contingibile e urgente. Il ritardo nella revoca del provvedimento, una volta accertato il ripristino delle condizioni igienico-sanitarie, non integra una condotta colposa della Pubblica Amministrazione tale da fondare una responsabilità risarcitoria, ove il tempo trascorso non sia irragionevole. Pertanto, il mancato accoglimento della domanda risarcitoria proposta per l'illegittima chiusura dello stabilimento e il ritardato ripristino dell'attività è giustificato dall'insussistenza degli elementi costitutivi della responsabilità aquiliana della Pubblica Amministrazione.