Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso le deliberazioni comunali che hanno modificato la destinazione urbanistica di alcune aree da comparto polifunzionale a zona agricola, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. Quando il Comune, in attesa di approvare il nuovo Piano Strutturale Comunale, adotta una variante al previgente Piano Regolatore Generale per anticipare alcune scelte strategiche, tale variante deve essere esaminata dalla Conferenza di pianificazione, congiuntamente alla documentazione attinente al Piano Strutturale, in applicazione dell'art. 41, comma 4-bis, della L.R. n. 20/2000. Il mancato coinvolgimento della Conferenza di pianificazione integra la violazione di norme essenziali del procedimento di formazione della variante. 2. La variante che modifica in modo generale e sostanziale le previsioni del previgente Piano Regolatore Generale, riducendo in modo significativo la capacità edificatoria, non può essere adottata con la procedura semplificata di cui all'art. 15, commi 2 e 4, della L.R. n. 47/1978, ma richiede l'approvazione della Provincia, in quanto incide sulle scelte fondamentali della pianificazione urbanistica. 3. Quando il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ha individuato un "polo funzionale complesso" in espansione, la variante comunale che ne dispone lo stralcio e la riclassificazione a zona agricola, senza adeguata motivazione e senza il coinvolgimento della Provincia, viola i principi di cui all'art. A-15 della L.R. n. 20/2000 e l'art. 66 del PTCP, che prevedono il consolidamento, l'ampliamento e la riqualificazione di tali poli. 4. È illegittima la previsione della variante che condiziona il mantenimento della destinazione urbanistica di un comparto produttivo alla stipula di un accordo con un soggetto terzo (la Società di Trasformazione Urbana), escludendo i proprietari privati dall'iniziativa di attuazione, in violazione dei principi di pubblicità, imparzialità e trasparenza.