Cassazione penale Sez. V sentenza n. 723 del 8 gennaio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:723PEN

Massima

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Il reato di false attestazioni a pubblico ufficiale (art. 495 c.p.) si configura quando l'agente, pur consapevole che le proprie dichiarazioni false sarebbero state inserite in un atto pubblico, le rende comunque al fine di ingannare la pubblica fede, a prescindere dall'effettiva inclusione delle stesse nell'atto o dalla menzione di opportune verifiche da parte del pubblico ufficiale. L'elemento soggettivo richiesto dalla norma incriminatrice è il dolo generico, essendo sufficiente la consapevolezza che le dichiarazioni false sarebbero state riprodotte in un atto pubblico, indipendentemente dalla specifica volontà di indurre in errore il pubblico ufficiale. Pertanto, il reato si consuma nel momento in cui le false dichiarazioni vengono rese, anche qualora l'agente successivamente le ritratti, in quanto ciò risulta irrilevante ai fini della consumazione del reato, essendo sufficiente la volontà di non essere identificato correttamente in quel contesto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZECCA Gaetanino - Presidente

Dott. PALLA Stefano - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1398/2010 CORTE APPELLO di PALERMO, del 29/09/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 20/09/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. STEFANO PALLA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Mazzotta Gabriele che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

(OMISSIS) ricorre avverso la sentenza 29.9.11 della Corte di a…

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