Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 12387 del 23 marzo 2016

ECLI:IT:CASS:2016:12387PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La resistenza e le lesioni aggravate commesse ai danni di pubblici ufficiali intervenuti per impedire il proseguimento di un'aggressione fisica costituiscono reati punibili ai sensi degli articoli 337, 592 e 585 del codice penale, anche in presenza di una versione dei fatti riportata nella relazione di servizio che risulti in apparente contraddizione con quella accertata in sentenza. Ciò in quanto il giudice di merito, nel valutare la prova, gode di un ampio potere discrezionale nella ricostruzione del fatto, la cui motivazione non può essere sindacata in sede di legittimità se non per manifesta illogicità o travisamento della prova, non ravvisabili nel caso di specie. Il ricorso per cassazione che si limiti a reiterare le censure già compiutamente esaminate e disattese dal giudice di merito, senza delineare una autonoma e specifica critica impugnatoria, è pertanto inammissibile per aspecificità dei motivi.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PAOLONI Giacomo - Presidente

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

Dott. VILLONI Orlando - Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - Consigliere

Dott. SCALIA Laura - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 16/04/2014 della Corte di appello di Trento;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Laura Scalia;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. DELEHAYE Enrico, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di appello di Trento, confermando la sentenza resa all'esito di giudizio abbreviato dal Gu…

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