Il provvedimento di incandidabilità alle elezioni degli amministratori locali, adottato a seguito dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, costituisce una misura di carattere preventivo volta a tutelare l'interesse costituzionalmente protetto al ripristino della legalità e dell'imparzialità nell'esercizio delle funzioni pubbliche. Tale misura, pur incidendo sul diritto fondamentale all'elettorato passivo, è legittima quando l'amministratore, anche solo per colpa, sia venuto meno ai suoi doveri di vigilanza, indirizzo e controllo, consentendo l'ingerenza delle organizzazioni criminali nell'attività dell'ente locale. In particolare, il sindaco, in ragione del ruolo preminente attribuitogli dalla legge, ha l'obbligo di adottare tutti i provvedimenti necessari per impedire le infiltrazioni mafiose e, in caso di omissione, può essere dichiarato incandidabile, a prescindere dall'accertamento di condotte commissive, essendo sufficiente la sua responsabilità per colpa nell'aver permesso il condizionamento dell'amministrazione comunale da parte della criminalità organizzata.