Il provvedimento di rigetto di una SCIA edilizia, adottato dall'amministrazione comunale oltre il termine di 30 giorni dalla presentazione della segnalazione, è illegittimo per violazione delle garanzie partecipative del proprietario non responsabile dell'immobile oggetto dell'abuso, il quale non è stato previamente coinvolto nel procedimento di annullamento in autotutela del titolo edilizio tacitamente formatosi. Inoltre, il provvedimento di rigetto è viziato da carenza di motivazione in ordine alla valutazione comparativa degli interessi pubblici e privati implicati nella vicenda, come richiesto dall'art. 21-nonies della legge n. 241/1990. Pertanto, il rigetto della SCIA e l'ingiunzione di demolizione delle opere abusive, adottati sulla base di tale provvedimento, devono essere annullati. Il principio di diritto affermato dalla sentenza è che, ai fini della legittimità dell'esercizio del potere di autotutela sulla SCIA oltre il termine di 30 giorni, è necessario che l'amministrazione comunichi l'avvio del procedimento al proprietario non responsabile dell'immobile, al fine di consentirgli di partecipare al procedimento e di far valere i propri interessi, e che il provvedimento finale sia adeguatamente motivato in ordine alla prevalenza dell'interesse pubblico rispetto a quello del privato, in applicazione dell'art. 21-nonies della legge n. 241/1990.