Il giudicato amministrativo, pur comportando l'annullamento del titolo edilizio e la qualificazione di abusività delle opere realizzate, non impone necessariamente la demolizione delle stesse, essendo rimessa all'amministrazione una valutazione discrezionale circa l'adozione della misura ripristinatoria più opportuna, anche in considerazione della tutela dell'affidamento dei terzi acquirenti in buona fede. Pertanto, in presenza di un'impossibilità tecnica o di una sproporzione tra l'interesse pubblico al ripristino dello status quo ante e il pregiudizio arrecato ai privati, l'amministrazione può legittimamente disporre, in luogo della demolizione, l'applicazione di una sanzione pecuniaria ai sensi dell'art. 12 della l.r. n. 21 del 2004, norma speciale rispetto all'art. 38 del d.P.R. n. 380 del 2001. Tale soluzione, pur derogando al principio della sanzione reale, risulta conforme ai principi di proporzionalità e di tutela dell'affidamento, in quanto consente di contemperare l'interesse pubblico al ripristino della legalità urbanistica con la salvaguardia delle posizioni giuridiche soggettive dei privati che hanno confidato nell'esercizio legittimo del potere amministrativo.