Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 700 del 17 gennaio 2005

ECLI:IT:CASS:2005:700PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando della propria qualità e dei propri poteri, costringe o induce il privato a promettere o dare una prestazione indebita, realizza il delitto di tentata concussione, anche se il risultato voluto non si produce per la resistenza del soggetto passivo, in quanto ciò che rileva è l'oggettiva esternazione di una volontà prevaricatrice e condizionante del pubblico ufficiale, che pone il privato dinanzi all'alternativa di cedere alle sue richieste o di subire un danno alla propria carriera o ai propri interessi. Ai fini della distinzione tra concussione e corruzione, non è determinante l'eventuale vantaggio che deriva al privato dall'accettazione della richiesta illecita del pubblico ufficiale, essendo invece decisiva la sussistenza di una situazione idonea a determinare uno stato di soggezione del privato nei confronti del pubblico ufficiale. Pertanto, il delitto di tentata concussione sussiste quando la condotta del pubblico ufficiale, pur non realizzando in concreto il risultato voluto per la resistenza del soggetto passivo, sia astrattamente idonea a determinare uno stato di soggezione dello stesso, in quanto espressione di un abuso della qualità o dei poteri del pubblico ufficiale, che pone il privato dinanzi all'alternativa di cedere alle sue richieste o di subire un danno. Tale conclusione si impone anche quando il pubblico ufficiale, pur non minacciando un danno, prospetti al privato un vantaggio futuro in cambio della prestazione indebita, purché tale condotta sia espressione di un abuso della sua qualità o dei suoi poteri.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE VI PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.: ((omissis)) - ((omissis)) - ((omissis))ò - ((omissis)) - ((omissis)) - Consigliere ha pronunciato la seguente SENTENZA sul ricorso proposto da Pi. Vi., nato in Ca. il (...), contro la sentenza 2 dicembre 2002 della Corte d'appello di Brescia. Sentita la relazione fatta dal ((omissis)). Udito il pubblico ministero, in persona del dr. ((omissis)), sostituto Procuratore generale, che ha concluso per la inammissibilità del ricorso. Sentito il difensore di fiducia, avv.to Fe. Ar., che ha chiesto l'annullamento della sentenza impugnata. RITENUTO IN FATTO 1. - Pi. Vi. ricorre contro la sentenza 2 febbraio 2002 della Corte d'appello di Brescia che ha confermato la sentenza di primo grado con la quale egli fu dichiarato responsabile del delitto di tentata concussione per avere compiuto, abusando della sua qua…

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