Cassazione penale Sez. V sentenza n. 42200 del 18 novembre 2021

ECLI:IT:CASS:2021:42200PEN

Massima

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Il rilascio o il rinnovo di un permesso di soggiorno ottenuto mediante la presentazione di documenti falsi, anche se non materialmente contraffatti, integra il reato di cui all'art. 5, comma 8-bis, del D.Lgs. n. 286/1998, in quanto la norma punisce la contraffazione di documenti finalizzata al conseguimento del permesso di soggiorno, senza distinguere tra il primo rilascio e i successivi rinnovi. La fattispecie non si configura come falso ideologico in scrittura privata, bensì come reato specifico, la cui applicazione non può essere esclusa sulla base di una artificiosa e irrazionale distinzione tra il primo rilascio e i rinnovi ottenuti con documenti falsi. La condotta dell'imputato, consistente nella presentazione di una dichiarazione dei redditi non autentica al fine di ottenere il rilascio del permesso di soggiorno UE per motivi di lavoro, integra pertanto il reato previsto dall'art. 5, comma 8-bis, del D.Lgs. n. 286/1998, indipendentemente dalla qualificazione giuridica originariamente contestata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PEZZULLO Rosa - Presidente

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

Dott. BELMONTE ((omissis)) - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. MOROSINI ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 08/10/2019 della CORTE APPELLO di BRESCIA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere ANTONIO SETTEMBRE;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore LOCATELLI GIUSEPPE, che ha concluso per il rigetto del ricorso, qualificato il fatto come reato di cui al Decreto Legislativo n. 586 del 1998, articolo 5, comma 8/bis.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte d&#x…

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