Cassazione penale Sez. I sentenza n. 35091 del 17 luglio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:35091PEN

Massima

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Il tentativo di reato presuppone che siano compiuti atti idonei diretti in modo non equivoco a commettere il reato. L'idoneità degli atti, da valutarsi con una prognosi compiuta "ex post", ma riportandosi alla situazione che si presentava all'imputato al momento dell'azione, sulla base di tutte le conoscenze dell'agente, postula che dalla condotta concretamente tenuta sia astrattamente possibile la realizzazione dell'evento (non realizzato per cause indipendenti dalla volontà dell'agente), in base alle condizioni umanamente prevedibili del caso particolare. Il giudizio sull'idoneità degli atti deve, in particolare, stabilire se essi siano adeguati in concreto al raggiungimento dello scopo, tenendo conto dell'insieme delle circostanze di tempo e di luogo dell'azione e delle modalità, con cui l'agente ha operato: solo se l'azione criminosa nella sua capacità causale è insufficiente a produrre l'evento, viene infatti meno ogni possibilità di realizzazione e deve ritenersi inidonea. Oltre che idonei, gli atti devono essere non equivoci. Se l'idoneità di un atto può denotare al più la sua potenzialità a conseguire una pluralità di risultati, soltanto dall'inizio di esecuzione di una fattispecie delittuosa può dedursi la direzione univoca dell'atto stesso a provocare proprio il risultato criminoso voluto dall'agente. L'univocità, intesa come criterio di essenza, non esclude che la prova del dolo possa essere desunta aliunde, ma impone soltanto che, una volta acquisita tale prova, sia effettuata una seconda verifica al fine di stabilire se gli atti posti in essere, valutati nella loro oggettività per il contesto nel quale si inseriscono, per la loro natura e la loro essenza, siano in grado di rivelare, secondo le norme di esperienza e secondo l'id quod plerumque accidit, l'intenzione, il fine perseguito dall'agente. Ai fini della configurabilità del tentativo di omicidio, la circostanza che i colpi di arma da fuoco siano stati esplosi contro gli arti inferiori della vittima, pur attraversati da grandi vasi sanguigni, non è di per sé sufficiente a integrare la volontà omicidiaria, dovendosi valutare complessivamente le modalità della condotta e il contesto in cui essa si è svolta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CARCANO Domenico - Presidente

Dott. NOVIK ((omissis)) - rel. Consigliere

Dott. TARDIO Angela - Consigliere

Dott. VANNUCCI Marco - Consigliere

Dott. MAGI Raffaello - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sui ricorsi proposti da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 01/02/2016 della CORTE APPELLO di ROMA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis)) NOVIK;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. DE MASELLIS MARIELLA che ha concluso per il rigetto dei ricorsi.
Udito il difensore l'avv. (OMISSIS) conclude chiedendo l'inammissibilita' del ricorso e deposita conc…

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