Il termine per proporre ricorso per cassazione avverso il decreto della Corte d'Appello che decide sul reclamo contro l'omologazione del concordato preventivo, ai sensi dell'art. 183 della legge fallimentare, è di trenta giorni dalla comunicazione del provvedimento, in applicazione della disciplina prevista dall'art. 18, comma 14, della legge fallimentare. Tale termine, ancorato alla comunicazione del provvedimento da parte della cancelleria, è volto a garantire la reductio ad unum della disciplina del termine per l'impugnazione, sia nella fase del reclamo, sia in quella del ricorso per cassazione, in considerazione della possibilità che il reclamo investa anche l'eventuale sentenza dichiarativa di fallimento contestualmente emessa. L'applicazione di tale termine, più breve rispetto a quello ordinario, risponde all'esigenza di assicurare la celere definizione della procedura concorsuale, a tutela della massa dei creditori. Il mancato rispetto di tale termine determina l'inammissibilità del ricorso per cassazione, senza che possano rilevare eventuali precedenti orientamenti giurisprudenziali favorevoli all'applicazione del termine ordinario, atteso il consolidamento dell'indirizzo restrittivo da parte della Corte di Cassazione. Inoltre, la conformità della decisione finale alla proposta di definizione anticipata formulata dalla Corte ai sensi dell'art. 380-bis c.p.c. comporta la condanna della parte ricorrente al pagamento di una somma ulteriore in favore della parte controricorrente e della cassa delle ammende, in applicazione dell'art. 96, commi 3 e 4, c.p.c., in quanto tale conformità integra una valutazione legale tipica di abuso del processo.