Cassazione penale Sez. V sentenza n. 11991 del 13 marzo 2017

ECLI:IT:CASS:2017:11991PEN

Massima

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Il comportamento violento e intenzionale di un atleta che, al di fuori di un'azione di gioco regolare, colpisce ripetutamente un avversario, integra il reato di lesioni personali, non potendo essere giustificato dalla scriminante del rischio consentito nelle competizioni sportive. Tale scriminante, infatti, trova applicazione solo quando la condotta lesiva si inserisce nell'ordinaria dinamica di gioco e nel rispetto delle regole tecniche della disciplina praticata, non potendo estendersi a comportamenti che, per la loro gravità e consapevolezza, esulano dalla leale competizione sportiva. Pertanto, la responsabilità penale dell'atleta che, al di fuori di un'azione di gioco, cagioni lesioni all'avversario, non può essere esclusa in base alla scriminante del rischio consentito, dovendo la pena essere commisurata alla gravità della condotta, anche in considerazione della sua reiterazione e della personalità dell'agente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NAPPI Aniello - Presidente

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. GORJAN Sergio - Consigliere

Dott. DE GREGORIO Eduardo - rel. Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 30/01/2014 della CORTE APPELLO di CALTANISSETTA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 28/11/2016, la relazione svolta dal Consigliere EDUARDO DE GREGORIO;
Udito il Procuratore Generale in persona del MARIO FRATICELLI.
RITENUTO IN FATTO
Con la sentenza i…

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