Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'amministrazione comunale non può revocare le autorizzazioni all'installazione di cartelli pubblicitari legittimamente rilasciate in precedenza, in assenza di validi motivi di interesse pubblico concreto ed attuale che prevalgano sull'affidamento legittimamente riposto dai privati nella conservazione dei titoli autorizzativi e dei loro effetti durevoli. La revoca, in mancanza di tali presupposti, viola l'art. 21-quinquies della legge n. 241 del 1990 e non può essere giustificata dalla mera intenzione di procedere ad una nuova definizione degli obiettivi e dei programmi finalizzata alla razionalizzazione della cartellonistica, in quanto tale finalità costituisce una circostanza non connotata da alcuna attualità, essendo fondata su meri propositi futuri e programmatici. Inoltre, il regolamento comunale non può avere efficacia retroattiva, in violazione del principio di irretroattività sancito dall'art. 11 delle disposizioni sulla legge in generale e dell'art. 3, comma 4, del D.Lgs. n. 507 del 1993, essendo necessario che esso entri in vigore solo a partire dal primo gennaio dell'anno successivo a quello in cui la relativa deliberazione è divenuta esecutiva.