Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nell'apprezzamento delle risultanze probatorie, potendo liberamente scegliere, tra gli elementi acquisiti, quelli ritenuti più attendibili e rilevanti ai fini della decisione. Il vizio di motivazione è configurabile solo quando emerga la totale obliterazione di elementi decisivi ovvero l'obiettiva deficienza del procedimento logico seguito dal giudice, ma non già quando la censura si risolva in una mera istanza di revisione delle valutazioni fattuali compiute dal giudice di merito, le quali rientrano nell'esclusiva competenza di quest'ultimo. Pertanto, la motivazione della sentenza è da ritenersi adeguata e sufficiente quando il giudice indichi le ragioni del proprio convincimento, essendo implicita la disattesa di tutte le argomentazioni logicamente incompatibili con esse. Il ricorso per cassazione che si limiti a denunciare un diverso apprezzamento degli elementi probatori, senza individuare specifici vizi della motivazione, è inammissibile per difetto del requisito del "quesito di diritto" previsto dall'art. 366-bis c.p.c.