Cassazione civile Sez. I sentenza n. 5530 del 8 settembre 1983

ECLI:IT:CASS:1983:5530CIV

Massima

Massima ufficiale
In materia di appalto di opere pubbliche, l'appaltatore, secondo la regola posta già dall'art. 44 del capitolato generale approvato con D.M. 28 maggio 1895 e ripetuta nell'art. 44 del nuovo capitolato approvato con D.P.R. 16 luglio 1962 n. 1063, può agire per far valere il suo diritto al saldo finale, allo svincolo della cauzione e ad eventuali compensi aggiuntivi, o comunque a tutela delle proprie ragioni, solo dopo che l'amministrazione, a norma dell'art. 109 del R.D. 25 maggio 1895 n. 350, abbia deliberato sull'approvazione del collaudo e sulle domande dell'appaltatore con provvedimento che deve essere posto in essere in un arco di tempo compreso nei limiti della tollerabilità e delle normali esigenze di definire il rapporto senza ritardi ingiustificati, tenuto conto della natura del rapporto medesimo, dell'economia generale del contratto e del rispettivo interesse delle parti. Di conseguenza, ove l'amministrazione abbia omesso di adottare e comunicare le sue determinazioni in congruo periodo di tempo, tale comportamento omissivo denuncia di per sé il rifiuto dell'amministratore ed il suo inadempimento, e l'appaltatore può allora far valere direttamente i suoi diritti, in via giudiziaria o arbitrale, senza necessità di dover mettere preliminarmente in mora l'amministrazione o di assegnarle un termine, e tanto meno di sperimentare il procedimento di cui all'art. 1183 cod. civ., realizzandosi in tal modo anche le condizioni perché, a norma dell'art. 2935 cod. civ., incomincia a decorrere il termine di prescrizione del suo diritto, a nulla rilevando che il momento iniziale di tale termine non sia stato preventivamente e precisamente determinato, essendo esso determinabile e individuabile in base ai suddetti oggettivi criteri di valutazione.

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