Cassazione penale Sez. V sentenza n. 6770 del 16 febbraio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:6770PEN

Massima

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Il reato di falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficente sulla identità o su qualità personali proprie o di altri (art. 496 c.p.) sussiste anche quando l'imputato, pur essendo stato riconosciuto dal teste, fornisce false generalità, modificando la propria dichiarazione solo successivamente, in quanto l'elemento psicologico del dolo è integrato dalla volontà di indurre in errore il pubblico ufficiale, a prescindere dalla presentazione di documenti di identità. Inoltre, quando la pena detentiva applicata sia prossima al minimo edittale, la motivazione sulla congruità della pena può ritenersi sufficientemente espressa attraverso il richiamo ai criteri di cui all'art. 133 c.p., senza necessità di una specifica e dettagliata argomentazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DUBOLINO Pietro - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. DE MARZO Giusepp - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO - rel.

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1088/2012 CORTE APPELLO di LECCE, del 18/12/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 10/12/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO GIOVANNI DEMARCHI ALBENGO;

Il Procuratore generale della Corte di cassazione, dr. Gioacchino Izzo, ha concluso chiedendo l'annullamento senza rinvio della sentenza impugnata per prescrizione relativamente al capo A. Rigetto nel resto.

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