Cassazione penale Sez. I sentenza n. 27686 del 12 luglio 2007

ECLI:IT:CASS:2007:27686PEN

Massima

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Il riconoscimento della continuazione tra reato associativo e reati fine specifici commessi nell'ambito dello stesso sodalizio criminoso richiede non solo l'appartenenza del reo all'associazione per delinquere, ma anche la dimostrazione dell'esistenza di un medesimo disegno criminoso che lega i diversi reati, essendo necessario che essi siano stati previsti e voluti dall'agente, almeno nelle loro linee essenziali, sin dal momento in cui è stato posto in essere il primo di essi. Pertanto, il mero fatto che i reati fine siano stati commessi nell'ambito dell'associazione mafiosa non è sufficiente per il riconoscimento della continuazione, occorrendo un accertamento specifico e puntuale in tal senso da parte del giudice, che non può limitarsi a una generica valutazione del programma criminoso dell'associazione. Inoltre, la continuazione non può essere riconosciuta per reati commessi oltre il termine finale della contestazione del reato associativo, in quanto in tal caso difetta il necessario collegamento teleologico tra i diversi episodi delittuosi.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BARDOVAGNI Paolo - Presidente

Dott. GIORDANO Umberto - Consigliere

Dott. GRANERO Francantonio - Consigliere

Dott. CANZIO Giovanni - Consigliere

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO CORTE APPELLO di CATANZARO;

nei confronti di:

1) GI. AR. N. IL (OMESSO);

avverso ORDINANZA del 20/10/2006 CORTE APPELLO di CATANZARO;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. GIORDANO UMBERTO;

lette le conclusioni del P.G. Dr. CIAMPOLI che ha chiesto l'annullamento con rinvio dell'ordinanza impugnata.

OSSERVA

Con ordinanza in data 2…

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