Cassazione penale Sez. V sentenza n. 47134 del 13 dicembre 2022

ECLI:IT:CASS:2022:47134PEN

Massima

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Il provvedimento di amministrazione di sostegno, pur essendo stato disposto nei confronti dell'imputato in epoca antecedente alla condotta delittuosa e mai revocato, non determina automaticamente l'incapacità di intendere e di volere al momento della commissione del fatto di reato. L'amministrazione di sostegno, infatti, è uno strumento flessibile e agile di assistenza, che sacrifica nella minor misura possibile la capacità di agire, a differenza degli istituti più invasivi dell'interdizione e dell'inabilitazione. Pertanto, per dedurre l'inimputabilità dell'imputato, non è sufficiente il mero riferimento alla sottoposizione all'amministrazione di sostegno, ma è necessario indicare le specifiche ragioni e patologie mentali che hanno inciso concretamente sulla capacità di intendere e di volere al momento del fatto, in modo tale che il reato risulti causalmente determinato dal disturbo mentale. La mera genericità delle allegazioni difensive, senza l'indicazione di elementi concreti e specifici, non è idonea a dimostrare l'incapacità di intendere e di volere dell'imputato. Inoltre, la condanna in differenti processi penali successivi all'amministrazione di sostegno, senza il riconoscimento di alcuna attenuante per vizio parziale di mente, costituisce un ulteriore elemento che esclude l'automatica incapacità di intendere e di volere dell'imputato. Ai fini del riconoscimento del vizio parziale o totale di mente, è necessario che i disturbi della personalità siano di consistenza, intensità e gravità tali da incidere concretamente sulla capacità di intendere o di volere, escludendola o scemandola grandemente, e che sussista un nesso eziologico con la specifica condotta criminosa, per effetto del quale il fatto di reato sia ritenuto causalmente determinato dal disturbo mentale. Pertanto, la mera sottoposizione all'amministrazione di sostegno non è sufficiente a dimostrare l'incapacità di intendere e di volere dell'imputato al momento del fatto, essendo necessario l'accertamento di specifiche condizioni di infermità mentale che abbiano inciso sulla capacità di intendere e di volere.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CATENA Rossella - Presidente

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - rel. Consigliere

Dott. CUOCO Michele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sui ricorsi proposti da:
(OMISSIS) nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 10/09/2021 della CORTE APPELLO di VENEZIA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. MATILDE BRANCACCIO;
lette le conclusioni del Sostituto Procuratore Generale Dr. BIRRITTERI LUIGI, che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Viene in esame la sentenza della Corte d'Appello di Venezia che, in pa…

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