La revoca di una concessione demaniale marittima è legittima qualora il concessionario abbia occupato abusivamente spazi pubblici oltre la superficie concessa, realizzato opere non autorizzate e difformi dall'atto di concessione, e ceduto la gestione dello stabilimento a soggetti privi di titolo, in violazione degli artt. 46 e 47 del Codice della Navigazione. In tali casi, l'accertamento compiuto dal commissario ad acta, in qualità di ausiliario del giudice dell'ottemperanza, costituisce prova privilegiata dei fatti posti a fondamento del provvedimento di revoca, che non necessita di ulteriori verifiche istruttorie. Il commissario ad acta, infatti, è legittimato ad adottare ogni misura conforme al giudicato che si appalesi in concreto idonea a garantire l'effettivo conseguimento del bene della vita riconosciuto al ricorrente, senza essere vincolato alle norme che regolano l'azione ordinaria degli organi amministrativi sostituiti. Il reclamo avverso l'atto del commissario ad acta è pertanto infondato, in quanto l'accertamento da questi compiuto, in contradditorio con le parti, costituisce prova piena ed esauriente dei presupposti di fatto che giustificano la revoca della concessione, senza necessità di ulteriori verifiche istruttorie. La mancata comunicazione del preavviso di rigetto, inoltre, non determina vizi dell'atto del commissario ad acta, in quanto questo non è l'atto conclusivo di un procedimento amministrativo regolato dalla L. 241/1990, ma la sequenza tendenzialmente finale del rito dell'ottemperanza, nel quale il contraddittorio è comunque garantito.