Il giudice di pace, nell'ambito del giudizio a seguito di ricorso immediato, è tenuto a valutare attentamente tutte le risultanze probatorie, anche quelle emerse in sede dibattimentale, al fine di accertare la sussistenza o meno dei reati contestati. Ove emerga che un imputato abbia effettivamente proferito minacce nei confronti della persona offesa, il giudice non può assolverlo per il reato di minaccia adducendo che il fatto non costituisce reato, ma deve procedere ad un nuovo esame della vicenda, tenendo conto di tutte le prove acquisite. La motivazione della sentenza deve essere coerente con il dispositivo, senza contraddizioni interne, e deve dare conto in modo esaustivo delle ragioni poste a fondamento delle statuizioni adottate. La condanna della parte civile ricorrente alla rifusione delle spese processuali sostenute dagli imputati assolti discende automaticamente dall'applicazione della disciplina di cui all'art. 542 c.p.p., senza che sia necessaria una specifica e analitica motivazione sul quantum liquidato.