Il diritto di critica, quale espressione della libertà di manifestazione del pensiero, può essere legittimamente esercitato anche nei confronti di soggetti pubblici o che rivestono cariche in enti o associazioni, purché la critica sia pertinente, non ecceda la continenza e sia volta a contribuire al dibattito pubblico su questioni di interesse generale. Pertanto, le dichiarazioni diffamatorie possono essere scriminate dal diritto di critica quando siano dirette a stigmatizzare l'operato pregresso di un soggetto nell'ambito di un'associazione di cui non faceva più parte, al fine di rimarcare la distinzione tra tale soggetto e l'associazione rappresentata dal dichiarante. Tuttavia, il giudice di merito è tenuto a motivare adeguatamente il bilanciamento tra il diritto di critica e il diritto all'onore e alla reputazione, esaminando specificamente le argomentazioni difensive incentrate sull'esercizio del diritto di critica, senza limitarsi a un mero rinvio alla motivazione della sentenza di primo grado.