Cassazione penale Sez. II sentenza n. 29459 del 10 luglio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:29459PEN

Massima

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Il dolo di ricettazione può essere desunto dalla mancata o non attendibile indicazione da parte dell'imputato della provenienza della cosa ricevuta, in quanto tale omissione è rivelatrice della volontà di occultamento, logicamente spiegabile con un acquisto in mala fede. Ai fini della configurabilità del delitto di ricettazione, è necessaria la consapevolezza della provenienza illecita del bene ricevuto, che può essere desunta anche dal semplice fatto che le persone che hanno consegnato il bene all'imputato siano rimaste estranee al procedimento. La Corte di appello non è tenuta a disporre una consulenza tecnica volta a verificare l'avvenuto riconoscimento di una persona imputata, qualora tale elemento di prova non sia decisivo ai fini della ricostruzione del fatto e della valutazione della responsabilità dell'imputato, essendo sufficiente il complessivo quadro probatorio risultante dalle altre risultanze istruttorie, come le testimonianze raccolte che abbiano consentito il riconoscimento dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETTI Ciro - Presidente

Dott. DE CRESCENZO Ugo - Consigliere

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

Dott. VERGA Giovanna - Consigliere

Dott. DI MARZIO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato il (OMISSIS);

(OMISSIS), nata il (OMISSIS);

avverso la sentenza della Corte di Appello di Catania del 5.6.2012;

Sentita la relazione della causa fatta dal consigliere ((omissis));

udita la requisitoria del sostituto procuratore generale ((omissis)) che ha concluso chiedendo l'annullamento della sentenza impugnata con rinvio alla Corte di appello di Catania limitatamente alla posizione di (OMISSIS) e il rigetto nel resto.

RITENUTO IN FATTO

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