L'atto endoprocedimentale è impugnabile solo unitamente all'atto conclusivo del procedimento amministrativo e non autonomamente, ad eccezione dei casi in cui assuma carattere di vincolatività, determinando in via inderogabile il contenuto dell'atto conclusivo del procedimento, ovvero comporti un arresto procedimentale. Pertanto, il provvedimento che richiede la presentazione di un piano di ripristino dello stato dei luoghi, ai sensi del D.Lgs. n. 209/2003, non è autonomamente impugnabile, in quanto atto endoprocedimentale privo di immediata lesività, essendo impugnabile solo unitamente all'atto conclusivo del procedimento amministrativo. Ciò in quanto l'atto endoprocedimentale, salvo i casi eccezionali di cui sopra, non determina in via definitiva la posizione giuridica del destinatario, ma rappresenta solo un passaggio intermedio del procedimento amministrativo, la cui impugnazione autonoma è preclusa per difetto di interesse. Il principio di diritto enunciato mira a garantire la concentrazione del contenzioso e l'economia processuale, evitando la frammentazione del giudizio e la moltiplicazione dei ricorsi, salvo i casi in cui l'atto endoprocedimentale assuma carattere di definitività e vincolatività rispetto all'atto conclusivo.