Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 41020 del 26 ottobre 2009

ECLI:IT:CASS:2009:41020PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: La resistenza e le lesioni volontarie commesse nei confronti di pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni, anche se gli stessi non si sono prontamente qualificati, integrano reati perseguibili d'ufficio, senza necessità di querela della persona offesa. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione delle circostanze attenuanti e aggravanti, il cui bilanciamento non è sindacabile in sede di legittimità, se adeguatamente motivato sulla base degli elementi probatori acquisiti. In particolare, la consapevolezza della qualità di pubblici ufficiali degli aggrediti può desumersi dal fatto che essi avessero già iniziato le operazioni di identificazione, rivelando così univocamente tale qualità. Inoltre, il giudizio di equivalenza tra circostanze attenuanti e aggravanti, effettuato dal giudice di appello con adeguata motivazione, tenendo conto della pluralità delle lesioni e di precedenti specifici, ancorché definiti con perdono giudiziale, non è sindacabile in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. GRAMENDOLA Francesco P. - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - rel. Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) IZ. VI. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 4913/2006 CORTE APPELLO di ROMA, del 13/12/2006;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 14/10/2009 la relazione fatta dal Consigliere Dott. CARLO CITTERIO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. D'ANGELO Giovanni, che ha concluso per l'inammissibilita'.

RITENUTO IN FATTO

1. Avverso …

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