La coltivazione di una rilevante piantagione di canapa indiana, pur essendo condotta punibile, deve essere sanzionata con una pena notevolmente più bassa rispetto a quella prevista per le droghe "pesanti", in applicazione della disciplina di cui al D.P.R. n. 309 del 1990, art. 73, nella versione antecedente la modifica introdotta dalla Legge n. 49 del 2006, come dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 32/2014. Il giudice di merito, nel valutare la responsabilità dell'imputato per il reato di coltivazione, deve considerare il dato della disponibilità materiale del fondo in cui è stata realizzata la piantagione, senza dover necessariamente indicare ipotesi alternative che spieghino tale disponibilità, essendo sufficiente l'assenza di elementi che escludano il nesso tra l'imputato e la condotta illecita. Spetta al giudice di merito l'apprezzamento del materiale probatorio, senza che il giudice di legittimità possa sindacare tale valutazione, purché la motivazione sia completa e logica.