Il reato di minaccia è un reato di pericolo che non richiede la concreta intimidazione della persona offesa, ma solo la comprovata idoneità della condotta a suscitare timore nell'animo della vittima. Pertanto, ai fini della configurabilità del reato, non è necessario che la minaccia abbia effettivamente determinato una reazione di paura o di allarme nella persona offesa, essendo sufficiente che la condotta tenuta dall'agente sia stata oggettivamente idonea a incutere timore. Inoltre, la valutazione dell'idoneità intimidatoria della condotta deve essere effettuata tenendo conto di tutte le circostanze del caso concreto, come il tono di voce utilizzato, la distanza dalla vittima e il contesto in cui la minaccia è stata proferita. Pertanto, il giudice non può limitarsi a valutare esclusivamente la reazione soggettiva della persona offesa, ma deve accertare in modo obiettivo se la condotta dell'imputato fosse astrattamente idonea a suscitare timore nell'animo della vittima, a prescindere dall'effettiva percezione di quest'ultima.