Cassazione penale Sez. V sentenza n. 22695 del 14 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:22695PEN

Massima

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Il reato di minaccia grave è integrato quando la condotta dell'agente, anche attraverso l'uso di espressioni verbali, prospetta alla persona offesa gravi conseguenze lesive della sua integrità fisica o psichica, destando in quest'ultima un fondato e ragionevole timore per la propria incolumità. La gravità della minaccia deve essere valutata in relazione all'idoneità della condotta a provocare un turbamento psichico nella vittima, tenuto conto anche dello stato d'animo dell'aggressore e delle circostanze concrete in cui la minaccia è stata proferita. La prova della minaccia grave può essere desunta dalla convergenza di più elementi probatori, quali le dichiarazioni della persona offesa e di eventuali testimoni che abbiano percepito direttamente la condotta minacciosa, senza che sia necessaria una valutazione unitaria di tutte le prove acquisite, essendo sufficiente che il giudice di merito abbia adeguatamente motivato in ordine alla ricostruzione del fatto e alla sua qualificazione giuridica.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMBROSINI Giangiulio - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - rel. Consigliere

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. BRUNO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) SP. GI. LU. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 525/2006 CORTE APPELLO di ANCONA, del 09/07/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 14/04/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ARTURO CARROZZA;

Udito il Procuratore Generale, dott. ((omissis)) che conclude per l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

1.- La Corte di Appello di A…

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