Il provvedimento che dispone la proroga dei termini per l'emanazione del decreto di esproprio, adottato dall'autorità che ha dichiarato la pubblica utilità dell'opera, è legittimo qualora risultino sussistenti casi di forza maggiore o altre giustificate ragioni, come la complessità della procedura espropriativa dovuta al rilevante numero di soggetti espropriandi. La proroga può essere disposta anche d'ufficio, prima della scadenza del termine originario e per un periodo non superiore a due anni. L'autorità competente a disporre la proroga non è necessariamente l'organo che ha originariamente dichiarato la pubblica utilità, essendo sufficiente che il potere di proroga sia attribuito dalla legge all'amministrazione procedente, anche se esercitato da un organo diverso da quello che ha adottato l'atto originario. La mancata comunicazione di avvio del procedimento di proroga non determina l'illegittimità del provvedimento, qualora risultino comunque sussistenti i presupposti di legge per l'adozione dello stesso, non essendo necessaria la valutazione di soluzioni progettuali alternative. Il termine quinquennale per l'emanazione del decreto di esproprio decorre dalla data in cui diventa efficace l'atto che dichiara la pubblica utilità dell'opera, che nel caso di società pubbliche come l'ANAS coincide con il momento in cui il Presidente rende esecutiva la delibera del Consiglio di Amministrazione.