Cassazione penale Sez. V sentenza n. 23733 del 18 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:23733PEN

Massima

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Il soggetto passivo del reato di truffa è identificato nel soggetto che, per effetto degli artifici o raggiri posti in atto dal responsabile, si induce a compiere un atto di disposizione patrimoniale dal quale deriva il profitto per l'agente con altrui danno. Pertanto, nel caso di tentata truffa ai danni di una società finanziaria, la persona offesa è esclusivamente la società finanziaria stessa, la quale, in quanto titolare dell'interesse leso, è l'unica legittimata a proporre querela ai fini della procedibilità del reato di cui all'art. 640 c.p. In assenza di tale condizione di procedibilità, l'azione penale per il reato di tentata truffa non può essere esercitata, con conseguente caducazione dell'accordo di patteggiamento che abbia erroneamente ricompreso tale reato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. OLDI Paolo - rel. Consigliere

Dott. SANDRELLI Giangiacomo - Consigliere

Dott. BRUNO ((omissis)) - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) DE. ST. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 3341/2009 GIP TRIBUNALE di PISTOLA, del 16/09/2009;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO OLDI;

lette le conclusioni del PG che ha chiesto l'annullamento senza rinvio e la rideterminazione della pena.

MOTIVI DELLA DECISIONE

Con sentenza in data 16 settembre 2009 il Tribunale di Pistoia in composizione monocratica, provvedendo su richiesta ex articolo 444 c.p.p., ha applicato a De.…

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