Il potere di recesso da una convenzione tra enti pubblici, quale espressione del principio di inesauribilità del potere pubblico, è un potere discrezionale che l'amministrazione può esercitare in qualsiasi momento, purché adeguatamente motivato sulla base delle circostanze sopravvenute e delle esigenze di spesa. Tale potere di recesso non è coercibile dall'esterno mediante l'azione avverso il silenzio rifiuto, in quanto l'attivazione del procedimento di riesame della legittimità dell'atto amministrativo è rimessa alla valutazione discrezionale dell'amministrazione competente. Inoltre, la modifica della compagine soggettiva dei Comuni partecipanti a una convenzione conclusa ai sensi dell'art. 31 del D.Lgs. n. 267/2000 deve essere oggetto di nuova ed apposita approvazione da parte dei Consigli comunali, in ossequio al principio di competenza consiliare stabilito dall'art. 42 del medesimo decreto. L'omessa impugnazione delle deliberazioni comunali di recesso, aventi carattere lesivo nei confronti degli altri Comuni aderenti, comporta il consolidamento dei relativi effetti e preclude la possibilità di richiedere all'amministrazione regionale la conferma degli impegni precedentemente assunti, attesa la radicale modifica della situazione di fatto.