La competenza territoriale per il reato di diffamazione commesso attraverso trasmissioni televisive è determinata, ai sensi della L. 6 agosto 1990, n. 223, art. 30, comma 5, con riferimento al luogo di residenza della persona offesa, indipendentemente dalla qualifica del soggetto chiamato a rispondere del reato. Tuttavia, tale disciplina speciale trova applicazione esclusivamente nei confronti del concessionario privato, della concessionaria pubblica ovvero della persona da loro delegata al controllo della trasmissione, non potendo essere estesa analogicamente ad altri soggetti, come il direttore della trasmissione. Pertanto, il giudice chiamato a decidere sulla competenza territoriale deve previamente valutare l'effettiva sussistenza di un contrasto giurisprudenziale sulla questione, esaminando anche i più recenti arresti della Corte di Cassazione, e solo in caso di impossibilità di addivenire a una soluzione appagante può rimettere la questione alla Corte di Cassazione ai sensi dell'art. 24-bis c.p.p. Tale valutazione preliminare non può essere omessa dal giudice di merito, il quale non può demandare automaticamente la decisione sulla competenza territoriale al giudice di legittimità.