Il rifiuto di fermarsi ad un posto di blocco e la fuga a bordo di un veicolo, con conseguente aggressione fisica agli agenti di polizia che tentano di fermarlo, integrano il reato di resistenza a pubblico ufficiale, anche qualora la condotta non sia idonea a impedire materialmente l'attività degli agenti, purché sia diretta a sottrarsi all'identificazione e al controllo. Tali condotte, inoltre, possono integrare il reato di lesioni personali volontarie aggravate, qualora dall'azione di fuga e dalla reazione degli agenti derivino lesioni, anche lievi, a carico di questi ultimi. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza di tali reati, gode di ampio potere discrezionale nell'apprezzamento delle risultanze processuali, senza che tale valutazione possa essere sindacata in sede di legittimità, se sorretta da motivazione logica e coerente. Parimenti, il giudice di merito dispone di ampia discrezionalità nella determinazione della pena, nel rispetto dei parametri di cui all'art. 133 c.p., senza che il diniego delle circostanze attenuanti generiche o l'applicazione di una pena ritenuta congrua possano essere censurati in sede di legittimità, salvo vizi logici o contraddizioni interne della motivazione.