Cassazione penale Sez. V sentenza n. 36111 del 27 luglio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:36111PEN

Massima

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Il diritto di critica nei confronti di pubblici ufficiali, pur essendo riconosciuto dall'ordinamento, trova un limite nel rispetto della verità dei fatti esposti. Pertanto, affinché l'esercizio di tale diritto sia legittimo, è necessario che le censure mosse siano fondate su elementi di fatto veritieri e non su mere illazioni o affermazioni prive di riscontro probatorio. Inoltre, le espressioni utilizzate, pur potendo essere aspre e polemiche, non devono eccedere la continenza linguistica e travalicare il fine informativo e di critica, trasformandosi in una gratuita aggressione ad hominem. In caso contrario, l'esercizio del diritto di critica non può essere riconosciuto come causa di giustificazione e le condotte diffamatorie restano punibili ai sensi della legge penale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. SCARLINI Enrico V. S. - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto dal difensore di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 27/10/2016 del Tribunale di Ancona;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. PISTORELLI Luca;
udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. PICARDI Antonietta, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udita per le parti civili l'avv. (OMISSIS), che ha concluso per l'inammissibilita' del ri…

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