Il potere mafioso di una famiglia criminale, caratterizzato da un indiscusso predominio nell'area di riferimento e da una capacità di intervento in conflitti mafiosi, può conferire il segno dell'intimidazione a comportamenti altrimenti inusitati e talvolta illegali, adottati dalla medesima famiglia nel corso di una competizione elettorale locale. In un contesto territoriale di modeste dimensioni demografiche e di stretti vincoli parentali, atti quali il ritiro delle tessere elettorali, il presidio dei seggi da parte di esponenti della famiglia, la consegna di stampini per il voto, possono comporre un quadro complessivo di intimidazione e assoggettamento degli elettori, anche in assenza di specifiche minacce o violenze. La valutazione dell'efficacia intimidatoria di tali condotte, alla luce dei fattori ambientali e personali, appartiene al merito e non può essere sindacata in sede di legittimità, se la motivazione del provvedimento non risulta manifestamente illogica o contraddittoria.