Il rilascio del permesso di costruire in sanatoria, a seguito della presentazione di apposita domanda da parte del ricorrente, determina la sopravvenuta carenza di interesse al ricorso proposto avverso l'ordinanza di demolizione delle opere edilizie, rendendo il ricorso improcedibile. In tali casi, il giudice amministrativo è tenuto a dichiarare l'improcedibilità del ricorso, compensando le spese di giudizio tra le parti, in considerazione della natura della controversia e del fatto che il ricorrente ha ottenuto il provvedimento richiesto, venendo meno l'interesse originario all'annullamento dell'ordinanza di demolizione. Il principio di diritto che emerge dalla sentenza è che il rilascio del permesso di costruire in sanatoria, a seguito della presentazione di apposita domanda, determina la sopravvenuta carenza di interesse del ricorrente all'annullamento dell'ordinanza di demolizione, rendendo il ricorso improcedibile. In tali casi, il giudice amministrativo deve dichiarare l'improcedibilità del ricorso, compensando le spese di giudizio, in considerazione del fatto che il ricorrente ha ottenuto il provvedimento richiesto, venendo meno l'interesse originario all'annullamento dell'atto impugnato. La massima giuridica si fonda sull'applicazione degli articoli 21, comma 10, e 26, comma 5, della legge n. 1034 del 1971, che consentono al giudice amministrativo di definire il ricorso in forma semplificata, dichiarandone l'improcedibilità per sopravvenuta carenza di interesse, quando il ricorrente abbia ottenuto il provvedimento richiesto. Ciò in ragione del principio per cui l'interesse all'annullamento dell'atto impugnato viene meno a seguito del rilascio del permesso di costruire in sanatoria, essendo questo l'obiettivo perseguito dal ricorrente.