La cessazione della materia del contendere si verifica quando, nel corso del giudizio, vengono adottati provvedimenti che soddisfano integralmente l'interesse fatto valere in giudizio dalla parte ricorrente, rendendo così priva di ulteriore utilità la pronuncia giurisdizionale richiesta. In tali casi, il giudice dichiara la cessazione della materia del contendere, compensando le spese processuali tra le parti, in considerazione del venir meno dell'interesse originario all'impugnazione. Tale istituto, previsto dall'art. 23 della legge n. 1034/1971, consente di evitare pronunce meramente dichiarative, garantendo l'economia processuale e la ragionevole durata del processo, in linea con i principi di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa di cui all'art. 97 della Costituzione. La cessazione della materia del contendere, pertanto, rappresenta un rimedio processuale volto a tutelare l'interesse pubblico al corretto esercizio della funzione giurisdizionale, evitando inutili dispendi di risorse e garantendo l'effettività della tutela giurisdizionale, in conformità ai principi di ragionevolezza e proporzionalità che informano l'azione amministrativa.