Il Comune, in qualità di proprietario di un bene del patrimonio indisponibile destinato a finalità pubbliche di carattere sportivo e ricreativo, può legittimamente recedere dalla concessione di gestione di tale bene, anche in assenza di gravi inadempimenti del concessionario, qualora ritenga di dover destinare il bene a diversa finalità pubblica di interesse generale, come la realizzazione di un asilo nido comunale. Il potere di recesso, espressione dell'autonomia organizzativa e gestionale dell'ente locale, non è subordinato alla sussistenza di specifiche ragioni di pubblico interesse, essendo rimesso alla discrezionalità dell'amministrazione comunale, purché motivato in modo adeguato. L'esercizio di tale potere non è inficiato da eventuali contrasti o incongruenze tra gli atti amministrativi che lo hanno preceduto, atteso che la scelta di non rinnovare la concessione è comunque espressione di un potere discrezionale dell'ente, non sindacabile nel merito se non per manifesta irragionevolezza o illogicità. Inoltre, la competenza del funzionario comunale ad adottare l'atto esecutivo del recesso non è inficiata da eventuali vizi di incompetenza relativa, in quanto trattasi di atto vincolato, privo di margini di discrezionalità, la cui adozione è rimessa all'apparato burocratico-amministrativo in attuazione della volontà politica espressa dall'organo di governo.