In tema di reati contro la pubblica amministrazione, il bene giuridico protetto e` quello stesso tutelato dall'art. 97 della Costituzione, ossia il buon andamento e l'imparzialita` della pubblica amministrazione. L'attentato a tali beni, che l'art. 323 cod. pen., mod. dall'art. 13 Legge 26 aprile 1990 n. 86, intende punire, e` solo quello che viene attuato con un abuso funzionale, che si evidenzia come tale sul piano oggettivo, prima ancora dell'esame dell'elemento psicologico, perche` non puo` non riconoscersi un preciso significato di tipicizzazione del reato alla sostituzione della vecchia dizione "abusando" (dei poteri) con la nuova "abusa" (del suo ufficio) nonche` alla costruzione dell'elemento psicologico del reato nella forma del dolo specifico. L'abuso di ufficio, cosi` inteso in senso obbiettivo, prescinde dall'inquadramento dell'atto in possibili vizi amministrativi, ma va ricollegato alla deviazione di esso dalla causa tipica o da altro elemento essenziale previsto dal legislatore (oggetto, forma se richiesta "ad substantiam", e perfino i motivi, se assumono rilievo nella tipicizzazione dell'atto), discendendo il principio della tipicita` degli atti amministrativi direttamente dal principio costituzionale dell'imparzialita` dell'amministrazione.   conforme: Sen 11/10/1990 13321 sez 6 Pen