E` manifestamente infondata la questione di legittimita` costituzionale, sollevata per contrasto con gli artt. 3 e 24 della costituzione, degli artt. 444 e seguenti (applicazione della pena su richiesta delle parti), art. 599, quarto comma, nuovo codice di procedura penale e 241, 245 e 248 norme di attuazione, di coordinamento e transitorie stesso codice (emanate con d.l. 28 luglio 1989, n. 271), nella parte in cui non prevedono per l'imputato l'applicazione degli strumenti ivi disciplinati nei processi in corso all'entrata in vigore del codice e che proseguono con l'applicazione delle norme anteriormente vigenti, quando gli stessi si trovano nella fase del giudizio di cassazione. Tali disposizioni, infatti, non contrastano con il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ne` con quello del libero e completo esercizio dei propri diritti, ex artt. 3 e 24 cost., poiche` la diversa situazione processuale ed i limiti istituzionali propri del giudizio di cassazione, che non consentono di compiere valutazioni di merito, valgono a spiegare la esclusione in parola che il legislatore ha ritenuto di adottare senza incidere minimamente sui principi di eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge e sulla tutela dei diritti e degli interessi degli stessi.