Il Comune, nell'esercizio della propria potestà regolamentare in materia di occupazione di suolo pubblico, può legittimamente adottare un nuovo regolamento che abroghi e sostituisca il precedente, anche in presenza di autorizzazioni già rilasciate, purché tale intervento normativo sia adeguatamente motivato e risponda a esigenze di tutela del pubblico interesse, come nel caso di necessità di salvaguardia di rilevanti profili paesaggistici segnalati dall'autorità preposta alla tutela dei beni culturali. L'obbligo di astensione dei consiglieri comunali, previsto dall'art. 78 del D.Lgs. n. 267/2000, non opera per i provvedimenti di carattere generale, come i regolamenti comunali, salvo che non sia dimostrata una correlazione immediata e diretta tra il contenuto della deliberazione e specifici interessi del singolo amministratore o dei suoi parenti e affini entro il quarto grado. Il Comune, nel redigere il nuovo regolamento, può legittimamente prevedere limiti e prescrizioni per l'occupazione di suolo pubblico da parte degli esercenti attività commerciali, anche in accoglimento di indicazioni provenienti dall'autorità preposta alla tutela paesaggistica, senza che ciò comporti un'illegittima compressione delle precedenti autorizzazioni rilasciate, trattandosi di un legittimo esercizio del potere regolamentare. Il ricorso collettivo proposto da una pluralità di soggetti è inammissibile quando l'interesse sostanziale fatto valere presenta punti di contrapposizione tra i ricorrenti.