Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 11012 del 22 marzo 2010

ECLI:IT:CASS:2010:11012PEN

Massima

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La sussistenza di indizi gravi, precisi e concordanti di appartenenza ad associazione di tipo mafioso, desumibili dalle modalità eclatanti e dalla "trasversalità" della vendetta realizzata, nonché dalla dimestichezza nell'uso di armi e mezzi, è sufficiente a giustificare l'applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, anche in presenza di pronunce assolutorie in sede penale, atteso che il procedimento di prevenzione ha finalità e presupposti diversi rispetto al processo penale e non è vincolato all'accertamento della responsabilità penale. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza dei presupposti per l'applicazione della misura di prevenzione, non è vincolato dalle valutazioni compiute in sede penale, potendo discostarsi dalle stesse sulla base di una motivazione adeguata e coerente, che evidenzi gli specifici elementi indiziari rilevanti ai fini della prevenzione, anche in assenza di una condanna definitiva per il reato associativo. La motivazione della decisione di applicazione della misura di prevenzione deve essere congrua e logica, tesa a dimostrare la pericolosità sociale del soggetto sulla base di elementi fattuali e comportamentali, senza necessità di una puntuale adesione o confutazione delle argomentazioni contenute in precedenti pronunce penali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MILO Nicola - Presidente

Dott. COLLA Giorgio - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ca. Pa. ;

nel procedimento di prevenzione nei confronti del medesimo, n. ad (OMESSO);

avverso il decreto della Corte d'appello di Reggio Calabria del 22 maggio 2009;

udita la relazione fatta dal Consigliere Dott. Giorgio Colla;

letta la requisitoria scritta del Procuratore Generale, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

FATTO E DIRITTO

Con il decreto in epigrafe la Corte d'appello di Reggio Calabria ha confermato quello del Tribunale della citta'…

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