Il provvedimento di archiviazione emesso all'esito dell'udienza camerale ai sensi dell'art. 409 c.p.p. può essere oggetto di ricorso per cassazione solo per vizi inerenti il rispetto delle regole del contraddittorio formale, essendo il giudice libero di motivare il proprio convincimento anche prescindendo dalle valutazioni dell'organo titolare dell'accusa e della persona offesa, senza che possano essere censurate le valutazioni poste a fondamento dell'ordinanza di archiviazione. Il giudice, nell'adottare il provvedimento di archiviazione all'esito dell'udienza camerale prevista dall'art. 409 c.p.p., gode di ampia discrezionalità nella valutazione degli elementi probatori, potendo motivare il proprio convincimento anche in modo difforme dalle richieste e dalle deduzioni delle parti, senza che tali valutazioni possano essere oggetto di censura in sede di ricorso per cassazione, salvo il rispetto delle regole del contraddittorio formale. Il ricorso per cassazione avverso il provvedimento di archiviazione è, pertanto, ammissibile solo per vizi inerenti la violazione di tali regole, non potendo essere contestate le valutazioni di merito compiute dal giudice nell'esercizio del suo potere discrezionale. Tale principio, affermato dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, mira a garantire l'autonomia e l'indipendenza del giudice nella formazione del proprio convincimento, evitando che il sindacato di legittimità si estenda al merito delle valutazioni compiute, salvo il rispetto delle garanzie del contraddittorio.