La contraffazione dei sigilli apposti su ricevute di conto corrente postale, anche dopo la privatizzazione dell'Ente Poste, costituisce reato punibile ai sensi degli articoli 81 e 469 del codice penale. La responsabilità penale dell'imputato può essere affermata non solo sulla base della sua qualifica di amministratore della società intestataria dei bollettini postali contraffatti, ma anche in ragione della sua diretta partecipazione all'invio di tali bollettini alla società titolare del conto corrente. Il termine di prescrizione del reato è sospeso ai sensi dell'articolo 175 del codice di procedura penale, qualora l'imputato sia rimesso nel termine per impugnare la sentenza contumaciale. In tal caso, il termine prescrizionale è prorogato per il periodo di sospensione, senza che possa trovare applicazione la disciplina più favorevole sopravvenuta in materia di prescrizione. L'inammissibilità del ricorso per cassazione, dovuta alla manifesta infondatezza dei motivi, preclude la possibilità di rilevare e dichiarare le cause di non punibilità, come la prescrizione del reato maturata successivamente alla sentenza impugnata.