La perdita della qualifica di piccola e media impresa (PMI) da parte di un'impresa beneficiaria di un contributo pubblico, a seguito di modifiche della compagine societaria che determinano il superamento dei limiti dimensionali previsti dalla normativa di riferimento, legittima l'amministrazione concedente ad annullare d'ufficio il provvedimento di concessione del contributo, in quanto l'erogazione di un'agevolazione riservata alle PMI a favore di un'impresa che non possiede più tale requisito soggettivo costituisce un indebito esborso di denaro pubblico, la cui rimozione è imposta dall'interesse pubblico, che sussiste in re ipsa. Il decorso del tempo dalla concessione del contributo non osta all'esercizio del potere di autotutela, atteso che l'interesse pubblico alla corretta destinazione delle risorse pubbliche prevale sull'eventuale affidamento maturato dal beneficiario, il quale non può vantare una posizione giuridica meritevole di tutela. Ai fini della verifica del mantenimento dei requisiti dimensionali, l'amministrazione deve tenere conto non solo dei dati dell'impresa beneficiaria, ma anche di quelli delle imprese ad essa associate o collegate, in applicazione della disciplina comunitaria e nazionale in materia di PMI.